mercoledì 10 ottobre 2018

Fenomeno Fashion Blogger

Il fenomeno delle fashion blogger: cosa sono e cosa fanno?

Più che di fenomeno “fashion blogger” forse a questo punto sarebbe più opportuno parlare di invasione!

Ma le fashion blogger cosa sono? O meglio chi sono? E cosa fanno tutte queste ragazze? Parlo al femminile anche se non mancano alcuni famosi casi al maschile…

Un fenomeno sbarcato in Italia circa 4 anni fa, ma nato all’estero molto prima, e che ora si sta diffondendo in modo esponenziale (forse anche un po’ eccessivo?).

Le fashion blogger sono (per lo più) ragazze carine, ma non per forza bellissime, con la passione per lo shopping e la moda, ma non per forza con un background formativo in tal senso: per poter “diventare fashion blogger” non è necessario aver compiuto studi nell’ambito della moda o poter vantare una particolare formazione nel campo, bastano buon gusto nel vestire (e neanche sempre!) e la capacità di essere sempre aggiornate circa le ultime tendenze.

La categoria delle fashion blogger è costituita da ragazze normali, che hanno una certa dimestichezza con il mondo del web e dei social network che decidono di aprire un proprio blog personale dedicato alla moda (e a se stesse, dai diciamocelo!). 😀

Fashion Blogger Cosa Sono

Da qui al successo il passo però non è così breve poiché per diventare fashion blogger a tutti gli effetti (facendone un vero e proprio lavoro) non è sufficiente caricare le foto dei propri outfit accompagnate da un testo lungo o breve che sia.

Quello che serve è soprattutto una gran bravura nelle pubbliche relazioni sia online che offline, la capacità di sapersi costruire la propria identità digitale e di far apprezzare la propria immagine, il che può essere tutto racchiuso nel termine “personal branding”.
E poi vi è la bravura nel sapersi destreggiare tra i meccanismi e le dinamiche dei social network, tramite cui dare vita ad una community con cui interagire, confrontarsi, discutere. Una community che ti segua, nel bene e nel male, regalando commenti positivi, complimenti ma anche cattiverie.

Un fenomeno che, al di là dei possibili giudizi positivi o negativi, rimane comunque degno di nota e interessante poiché sta cambiando l’approccio verso la moda anche di molte aziende che sempre più decidono di collaborare con il mondo delle fashion blogger creando eventi dedicati a loro, inviando loro prodotti da testare o capi di abbigliamento da indossare e con cui fotografarsi o addirittura, coinvolgendole nella creazione di “capsule collection” dedicate. Alcune star del mondo del fashion blogging (chiamiamole così) addirittura richiedono cachet, anche non indifferenti, per pubblicare un post, per indossare alcuni capi o per partecipare ad un evento.

Se da una parte abbiamo però le fashion blogger affermate, dall’altra ci troviamo davanti ad un’immensa schiera di aspirati tali che si domandano come diventare fashion blogger e che si autocandidano proponendo alle aziende di testare prodotti ricevuti in omaggio e che commentano i post delle blogger più famose o le foto sui loro account instagram con commenti al limite dello spam invitando a visitare la propria pagina o il proprio blog. Ecco, forse in tal senso bisognerebbe cercare di non esagerare…

Per non parlare dell’ultima tendenza in atto, quella delle teen fashion blogger: fashion blogger giovanissime, la cui età va dai 12 ai 17 anni, che fotografano outfit e disquisiscono di moda dai lori blog. Un fenomeno su cui trovo molto difficile esprimere un giudizio univoco.
All’interno del mondo della moda anche il fenomeno del fashion blogging è una moda. Se sarà passeggero o meno solo il tempo lo potrà dire. Ora non ci resta che osservarne curiosi l’evoluzione!


Mashable Social Media Day – 18/20 ottobre 2018



Torna il Mashable Social Media Day 2018, in una tre giorni ancora da definire. L’evento è rivolto ad agenzie di comunicazione, aziende, direttori marketing, freelance, startup, PMI e professionisti che operano nel settore del Digital Marketing, che desiderano accrescere, aggiornarsi o approfondire la propria conoscenza del mondo digitale, dei principali strumenti di Social Media Marketing e degli ultimi trend nell’ambito dell’innovazione tecnologica e dell’imprenditoria.
Certamente il Mashable #SMDAYIT+#DIDAYS si conferma uno tra gli eventi digital 2018 più attesi e di maggior rilievo, anche grazie alla confermata partnership con i Digital Innovation Days. Ancora da definire la location ma certamente si svolgerà a Milano, come le precedenti edizioni.

mercoledì 3 ottobre 2018

Che cos’è Tor Project e a che cosa serve

Nei segreti del software per navigare la rete in maniera anonima. Usato per garantire la privacy di giornalisti, whistleblower e dissidenti politici, è anche il nome del network omonimo che protegge le proprie comunicazioni usando la crittografia

IMMAGINATEVI il web come un iceberg. La sua punta è fatta dal web di superficie, quella dove troviamo Facebook, Twitter, i siti dell'università o del nostro giornale preferito. Sotto il pelo dell'acqua c'è il resto dell'iceberg, il Deep Web, cioè la porzione del web non indicizzata dai motori di ricerca e i cui siti non riusciremmo a trovare neppure con Google. E poi c'è una parte del deep web, più difficile da scoprire, il Dark web, che può essere raggiunta solo con speciali software come TOR, acronimo di The Onion Router.

Tor è un software per navigare la rete in maniera anonima. Usato per garantire la privacy di giornalisti, whistleblower e dissidenti politici, è anche il nome del network omonimo che protegge le proprie comunicazioni usando la crittografia. Liberamente scaricabile dal web, il Tor browser ha l'aspetto di un semplice browser - è una versione modificata di Mozilla Firefox -, ma quando lo si usa riesce a schermare la connessione tra l'utente e la sua destinazione impedendo a uno spione di sapere chi sta guardando un certo sito o usando un certo servizio web.

Tor riesce ad anonimizzare i suoi utilizzatori perché impedisce l'analisi del traffico delle comunicazioni via internet, dal web surfing alle chat, attraverso una rete di computer intermedi tra il computer di partenza e quello di arrivo, i cosidetti onion router, gestiti in parte dal Tor Project e in parte da volontari. Con Tor i dati trasmessi in rete sono protetti da tre strati successivi di crittografia, come gli strati di una cipolla: da qui il nome "onion" che in inglese vuol dire cipolla.

Con il browser Tor si può navigare qualsiasi sito in maniera anonima, ma il software blocca video e contenuti basati su Flash e Java ad esempio, e impedisce di aggiungere al browser funzionalità che potrebbero essere manipolate per rivelare l'indirizzo IP dell'utente, cioè per identificare la nostra "impronta digitale" quando ci connettiamo a Internet. Tor permette anche di creare dei siti nascosti con il suffisso ".onion" le cui comunicazioni sono protette sia in entrata che in uscita.

Nato per proteggere le comunicazioni della Marina militare americana, da oltre dieci anni il sistema viene sviluppato dal Tor Project, una fondazione finanziata dalla Electronic Frontier Foundation. Nel tempo Tor è diventato il maggior alleato di chi in rete vuole comunicare, informarsi e collaborare senza farsi scoprire. Viene usato da persone che nelle scuole e nelle biblioteche cercano informazioni sensibili su Aids e HIV, sull'omosessualità e le dipendenze, oppure da chi in rete cerca consigli ai propri problemi e supporto psicologico come le vittime di abusi sessuali. Ma proprio perché garantisce la privacy delle comunicazioni è uno degli strumenti più usati dai criminali per fare affari nel Dark web. 

E il Dark web è il nascondiglio preferito di cybertruffatori e blackmarket, siti di e-commerce che vendono droghe, armi, e materiale pedopornografico. Ma nel dark web ci sono anche i fedeli di religioni fuorilegge come i Falun Gong cinesi, giornalisti a caccia di prove e hacker governativi che si scambiano tool informatici e conoscenze di alto livello. É stato a lungo il luogo privilegiato per le transazioni in bitcoin.

Usare Tor rende difficile ma non impossibile determinare l'indirizzo IP di un utente e negli anni
il network stesso dei suoi router è stato messo a dura prova da attacchi informatici e operazioni di polizia. Anche per questo il nuovo consiglio direttivo ha deciso di potenziare il network del progetto con l'obbiettivo di garantire un'efficace tutela dei diritti civili in rete.


sabato 29 settembre 2018

in arrivo la Pubblicità su WhatsApp !

Pubblicità su WhatsApp, su iPhone arriva prima del previsto

WhatsApp ha iniziato a sperimentare su versioni beta per iOS gli annunci all'interno della propria applicazione, ed entro il 2019 tutti vedremo le pubblicità

28 Settembre 2018 - Stando alle ultime indiscrezioni, gli sviluppatori WhatsApp stanno lavorando per introdurre in tempi brevi le pubblicità sulla famosa applicazione per la messaggistica.  Molto probabilmente a breve partirà una prima fase di test con le pubblicità WhatsApp nella versione beta dell’app per iOS.

Non si tratta di una notizia che sorprende troppo. Da diverso tempo infatti gli sviluppatori dell’app per la messaggistica avevano avvisato gli utenti che entro il 2019 le pubblicità sarebbero state inserite su tutte le versioni di WhatsApp. A questo proposito, Brian Acton, co-fondatore di WhatsApp ha fatto sapere che al momento dell’acquisto da parte di Facebook dell’applicazione Mark Zuckerberg parlò immediatamente dell’inserimento degli annunci per generare dei guadagni con WhatsApp. Gli sviluppatori ottennero al momento della vendita il funzionamento del servizio senza pubblicità per almeno cinque anni dopo l’acquisizione però ora per Facebook è arrivato il momento di iniziare a monetizzare da WhatsApp.

Come funzioneranno le pubblicità su WhatsApp
Tra molti utenti la notizia di annunci all’interno di WhatsApp ha scatenato il panico. In molti hanno iniziato ad immaginarsi chat e conversazioni interrotte di continuo dall’ennesima pubblicità. La scelta di Facebook però non è quella di inserire gli annunci in stile Spotify o YouTube. Almeno all’inizio le pubblicità si troveranno solo nella sezione dedicata agli Stati. Dopo un certo numero di Stati degli amici visualizzati vederemo una pubblicità. Vi suona familiare? Esatto, è la stessa cosa che accade ormai da alcuni mesi nelle Storie di Instagram. Facebook dunque va sul sicuro almeno in questa prima fase di inserimento degli annunci su WhatsApp e usa uno schema che ha già sperimentato con successo su altre piattaforme di sua proprietà. Le aziende si sono già dette entusiaste della possibilità di sponsorizzare prodotti e servizi su WhatsApp, basti pensare che nonostante uno scarso successo iniziale al momento gli Stati su WhatsApp vantano quasi 450 milioni di utenti attivi al giorno. Facebook ha inoltre fatto sapere i nomi di alcune aziende che troveremo negli annunci: Uber e Singapore Airlines. Inoltre Mark Zuckerberg ha fatto sapere che nel 2019 anche su Facebook Storie e Messenger Storie arriveranno gli annunci in stile Instagram. 




mercoledì 26 settembre 2018

Ecommerce Hub - 5 Ottobre 2018


Ecommerce Hub è l’evento dedicato al commercio in tutte le sue forme, come disciplina in costante trasformazione per essere adattato alle esigenze del pubblico, che cambiano con il passare del tempo. Molte le motivazioni che, negli ultimi anni, hanno portato le aziende ad avvicinarsi al commercio elettronico e, nel mezzo, centinaia di trend che attendono solo di essere sfruttati per dare al meglio i propri frutti.
Il succo di Ecommerce Hub 2018 sarà dare spazio a proposte sempre nuove ed analizzare l’evoluzione digitale degli ultimi anni e quella per il futuro. Le data è ancora in fase di sviluppo ma resta confermata la location dello scorso anno: l’ex Tabacchificio Centola di Pontecagnano Faiano (SA).

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