Nell’attuale situazione di crisi economica e di compressione dei consumi, l’ecommerce cresce anno su anno in tutta Europa. I mercati più importanti sono il Regno Unito, la Germania e la Francia.
In Italia, da un paio di anni, l’ecommerce cresce con un valore superiore alla crescita generale in Europa.
Il rapporto stima che in Europa i consumatori online siano 381,5 milioni con una media di 27,5 ore per persona, dato riferito al mese di dicembre 2011.
In Italia gli utenti attivi a dicembre 2011 sono stati 27,6 milioni e l’audience online cresce nel giorno medio del 7,3%.
Il fatturato delle vendite online si attesta sui 18,97 miliardi di euro nel 2011.
I produttori vogliono saltare l’intermediazione commerciale. Questo aspetto è particolarmente vero e si nota nelle aziende che producono moda, tessile abbigliamento, e che per molti anni erano restie alla vendita online.
Il mobile guida le integrazioni online offline. La rete serve a portare clienti nei negozi fisici che abbiano compiuto una ricerca online, oppure a creare nuove esperienze del cliente sempre all’interno dei punti vendita.
Crescono esperienze multicanale e formati flessibili. A fianco dei grandi pure players (coloro che vendono solo online) è la presenza ubiqua, ricercabile, rintracciabile che fa la differenza tra un commercio statico ed uno dinamico. Ci sono sicuramente da superare molti problemi di logistica, di tempo di consegna, ma appare una strada obbligata.
Prezzi dinamici, vendite a tempo, occasioni.
Al di là del successo di Groupon, Privalia, Vente Privee, le vendite istantanee cambiano il rapporto tra il cliente ed il prodotto creando un senso di urgenza, ma anche di appartenenza. Alla luce del successo di questi formati, che possono anche essere declinati nei propri siti ecommerce, appare molto sterile la periodica polemica sui saldi e sui prezzi di vendita.
Internet e la vendita online stanno cambiando la percezione del prezzo ed il modo di comporre e gestire la marginalità sui prezzi di vendita.
I social media ed un marketing interattivo.
Credibilità del marchio 49%
Ampiezza della gamma 32%
Fidelizzazione dei clienti 31%
Politiche di prezzo 22%
Servizi aggiuntivi 13%
Tempi di consegna 9%
Keyword adverting 23%
SEO 17%
Email marketing 12%
Social media 11%
Comparatori 11%
Affiliazione 5%
Stampa 5%
Banner 5%
Televisione 3%
Radio 1%
Le aziende italiane sono ancora poco orientate a mercati diversi dal mercato nazionale, nonostante esista un interesse per i prodotti italiani. E’ un problema di lingua, di minorità, di imposizione fiscale, di politica dei prezzi e di costi di spedizione e consegna.
C’è una importante azione di lobbyng a Bruxelles per unificare le politiche nazionali a favore delle vendite transfrontaliere, condotta da diversi operatori e sostenuta anche da eBay.